Un'anima in una bomba - racconto esplosivo

" 7. Non v'e' più bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere considerata un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote per ridurle a prostrarsi davanti l'uomo "

Tratto dal manifesto futurista di Filippo Tommaso Marinetti


Camminava su e giù davanti la statua di Cronus come un ossesso, le braccia incrociate dietro la schiena, rosicchiando con voluttuoso accanimento un bastoncino di liquirizia, il busto lievemente inclinato verso il basso, lo sguardo perso nei suoi pensieri, un pessimo esempio per i soldati, era nervoso , non poteva nasconderlo, sentiva un muscolo lungo il collo tendersi come la corda di un'arpa. Se almeno questi pazzi scatenati combattessero lealmente - pensava - ma invece no ! Si divertono a stuzzicarmi, a infastidirmi, come quelle bestie ovaiole !
Si piantò di fronte al monumento del signore della terra, voltandosi di scatto di fronte al plotone di alabardieri in tenuta da parata, ormai era da più di due ore che erano sull'attenti, in attesa di ordini, li scrutò con consumata attenzione alla ricerca di ogni minimo difetto che potesse scatenare una pioggia di rimproveri, sputo la liquirizia con una smorfia del viso per poi passare in rassegna le sue truppe: - Tu ! Dritto con quella schiena se non vuoi che te la spezzi ! Sei un soldato, non uno spaventapasseri ! Te ! Hai in mano un'arma, non un forcone ! Portala con fierezza ! - Stava per riversare tutta la sua boria di comandante su una nuova vittima, quando da un vicolo arrivò il rumore di passi affrettati. Un ragazzotto dalla capigliatura scompigliata che indossava un'armatura con lo stemma della città di Ur si fermò ansimando di fronte a lui.
Ti pare questo il modo di presentarti di fronte ad un tuo superiore soldato ! - Urlò il comandante verso il suo nuovo bersaglio - Dove e' il tuo elmetto ? - Il ragazzo aveva appena ripreso il suo debito d'ossigeno, tentò di rispondere qualcosa, ma il suo superiore gridò di mettersi sull'attenti. Il povero subalterno come un automa si mise l'elmo che penzolava alla cintura in tutta fretta, fece un profondo respiro e gonfiando il petto dichiarò -Soldato semplice della città di Ur, Aragon signore, ho delle importanti notizie signore !
Parla - ordinò perentorio il comandante, Aragon ancora provato dai 30 isolati di corsa che aveva subito iniziò ad esporre - Signore, tutti i posti di blocco sono in posizione, le porte di Ur sono chiuse e abbiamo passato la città al pettine come da lei ordinato, non abbiamo trovato niente di sospetto.
- Continuate con i controlli, dite ai posti di blocco di non lasciare passare nessuno, al minimo sospetto intervenite immediatamente e avvisatemi. - Si signore ! - esclamò il ragazzo e dopo aver salutato con un gesto secco il superiore, sparì dietro un angolo reggendo l'elmetto con una mano. I rapporti di Aragon si susseguirono, tutti più o meno uguali, senza novità di sorta, ogni mezz'ora circa, ormai mancava poco, ma del nemico nessuna traccia, ecco cosa odiava più di tutto, quell'estenuante attesa che sembrava mai terminare, gli alabardieri si erano seduti su una gradinata che si affacciava sulla piazza, ma il comandante era troppo ansioso e soprappensiero per poter urlargli qualcosa, continuava a camminare su e giù, come un condannato in una cella in attesa della pena capitale. Qualcuno nell'esercito sosteneva che le tattiche utilizzate dal regno di Trak erano ormai obsolete e che nulla potevano contro gli attacchi mordi e fuggi dei mutanti o chi per loro, ridicolo ! Non abbiamo mai perso una battaglia contro quegli animali ... a dire il vero, non abbiamo mai combattuto una vera e propria battaglia contro i mutanti, in tutta la sua carriera non aveva mai visto nemmeno mezza squadra in assetto da guerra di quelle bestiacce. Sembravano spuntare dal terreno e sparire nell'aria.
Mentre si arrovellava nei suoi pensieri, le celebrazione in onore di Cronus erano appena iniziate, il suono dei tamburi riecheggiava per la città accompagnato dalle urla di gioia della folla in visibilio. E loro non mostravano ancora il loro brutto muso, o era un bluff mal riuscito o gli toccava aspettare ancora. La statua del signore della terra lo fissava con uno sguardo severo, lui si fermò un attimo per ricambiare, in quel momento arrivò Aragon più trasandato che mai - Signore ! Signore ! Ci siamo ! Abbiamo trovato qualcosa ! - urlò sventolando un foglio nella mano destra. Gli alabardieri si svegliarono dal loro torpore rimettendosi in fila e sull'attenti pronti a scattare al minimo accenno del loro capo.
Era un manifesto, il biglietto da visita dei futuristi, di solito si divertivano a distribuirli per le strade, a lanciarli dalle finestre o ad affiggerli sui muri. Il comandante lo strappò di mano dal soldato per esaminarlo attentamente, non c'erano dubbi, era frutto di quella trasandata fratellanza di pagani adoratori della tecnologia, lo stile era inconfondibile. Un testo folle pieno zeppo di colori, onomatopee, strani simboli e parole deformate di ogni dimensione e tipo, lo lesse bisbigliando a bassa voce, come se temesse una punizione da parte di Cronus stesso - MANIFESTO CONTRO I PASSATISTI DI UR ... Gioyte or dunque gente di Ur, noi futuristi siamo venuty da terre assay remote per lyberarvi dalla cancrena della monarchia e dalla pestilenza della magia ! Fuoco ai templi ! Gettiamo il passatismo nell'ardente fornace del nostro glorioso futuro ...
Non finì di leggere, era troppo per lui, con gesto iroso si rivolse ad Aragon appallottolando il manifesto - Da dove arriva ? - Il soldato deglutì inclinando lievemente il capo come se già sapesse che la sua risposta non sarebbe stata gradita - Dal cielo signore !
Il comandante attraversò tutta una serie di stati d'animo differenti, inizialmente pareva scoppiare in una fragorosa risata, poi sembrava dover passare a fil di spada il povero Aragon per essersi preso gioco di lui, infine uno strano ragionamento al tempo stesso illogico e razionale si fece spazio nella sua mente: stiamo parlando di futuristi, da loro ci si può aspettare tutto e anche di più , se non potevano arrivare da terra, l'unica alternativa rimasta era proprio il cielo.
Mentre il cogitatore era assorto nelle suoi pensieri, una silenziosa pioggia di manifesti bianchi cadeva come sottili fogli di neve sopra le loro teste, uno degli alabardieri raccolse il volantino e urlò - Signore sono degli altri manifesti ! - Il comandante alzò lo sguardo, con quale assurdo marchingegno potevano sfidare la gravità ? Non si perse d'animo, finalmente era giunta la tanto agognata battaglia contro quella feccia, urlò i suoi ordini ad Aragon - Allarme ! Tutti gli uomini pronti a rispondere ad un possibile attacco dal cielo ! - Poi rivolto alla truppa - Voi seguitemi, andiamo a caccia sui tetti !
Il gruppo salì di fretta e furia le scale di un campanile lì vicino con un frastuono simile ad un mucchio di secchi metallici sbattuti su una scogliera rocciosa, arrivati a metà della torre il comandante si fermò a guardare fuori da una bifora. Un orrore meccanico occupava il cielo sopra Ur, sembrava un catino di legno che penzolava da una gigantesca boraccia di pelle gonfia come lo stomaco di una vacca. A bordo di quella assurda nave volante c'erano 5 persone, uno di loro a prua, urlava proclami amplificando la voce con uno strano imbuto, un'altro girava la manovella di un aggeggio meccanico che emetteva una nenia meccanica e ripetitiva, il restante equipaggio gettava i manifesti fuoribordo.
Il comandante così come le sue truppe rimase sbigottito per un po' di fronte ad un simile spettacolo, poi scuotendo il capo riprese il suo stile imperioso e marziale, urlando ordini a destra e a manca - Chiamate gli arcieri scelti, dite di appostarsi sui tetti, noi invece raggiungeremo la cima del campanile e cercheremo di attaccarli da lì. Il gruppo salì velocemente le rimanenti rampe fino sulle tegole del campanile.
La nave volante era proprio sopra di loro, mentre il futurista a prua sembrava non degnare di molto interesse il gruppo di soldati continuando ad arringare la folla con l'imbuto di metallo, il resto dell'equipaggio iniziò a tirare loro delle bottiglie incendiarie che fracassandosi sui tetti spargevano fiamme ardenti sulle tegole. Ma il comandante non era tipo da perdersi d'animo, prese al volo una delle molotov e la scagliò contro il mittente con un tiro perfetto. Un' incendio divampò a bordo della nave volante, poteva vedere le lingue di fuoco alzarsi fin sopra il bordo, uno spettacolo magnifico reso ancor più divertente dalle urla disperate di quei bastardi, uno di loro come un'autentica torcia umana si gettò fuori per poi spengersi, in tutti i sensi, 20 metri più sotto. Mentre il comandante se la rideva, le fiamme avvolgevano tutto l'aeromobile, l'uomo con l'imbuto, serafico e tranquillo, sparì per un attimo dalla vista, una botola si aprì da sotto la nave e lui scese sul tetto tramite una corda. Non fece in tempo a toccare le tegole che le fiamme raggiunsero la sacca trasformandola in una gigantesca palla di fuoco che con un sordo botto si schiantò contro una casa lì accanto.
Il futurista era rimasto immobile, sembrava leggermente divertito da tutto questo frastuono, il plotone di alabardieri lo circondò pronto a reagire ad ogni minimo gesto. Il comandante con un sorriso smagliante lo guardò compiaciuto come con una preda tanto agognata dopo una lunga caccia - Sarà un infinito piacere impiccarti domani mattina dopo il processo, ma sarà ancor più piacevole sgozzarti qui seduta stante e vederti grugnire come un maiale - sentenziò borioso. Il prigioniero non si scompose e rispose - se io cado, dovrete ricostruire mezza città - Le guardie rimasero ferme, impaurite che divertite, il futurista sollevò il cappotto e tirò fuori una borraccia, svitò delicatamente il tappo e prese una piccola fiala al suo interno - Questa - disse - e' una vecchia ricetta di prima dell'apocalisse, poche lacrime fanno più danni di una catapulta.
Le guardie intimorite arretrarono tutte di un passo, ma il comandante adirato ordinò - vi fate prendere in giro così ? E' ovvio che in quelle fiale ha solo acqua e che ... - Il superiore venne interrotto dal futurista che con veloce gesto del polso fece cadere una goccia dalla fiala, ci fu un'esplosione tremenda, un mucchio di fumo e qualche imprecazione. Il tempo sembrava andare al rallentatore per dei brevi istanti, quando tutto tornò alla normalità, c'era un grosso buco nel tetto, ma non c'era più il futurista che correva spedito lungo le scale.
Presto ! - Gridò il comandante rialzandosi in piedi - Lo voglio morto, non deve lasciare il campanile ! - Tutto il gruppo scese le scale a rotta di collo, uscirono dalla torre senza incontrare il fuggitivo, si guardarono tra di loro perplessi cercando nella piazza e nelle vie limitrofe, ma quando il comandante stava per bestemmiare, una voce da dietro le loro spalle li insultò - Ehi passatista ! Come vedi non ho lasciato il campanile ! - tutti si voltarono di scatto era il futurista, che dopo una grassa risata si barricò nel campanile.
Sfondate la porta! - strepitò il comandante ormai vicino al collasso nervoso, il gruppo iniziò a prendere a spallate la porta, dopo vari tentativi si sbriciolò in una miriade di schegge di legno. Dove sei canaglia - esplose il superiore - vieni fuori e combatti da uomo. Una pietra lo colpi in testa accecandolo dal dolore, la solita voce impertinente del futurista riecheggio dentro il campanile una ventina di rampe più in alto - Sono qui Obsoleto esempio di guerriero ! - e scappò verso il tetto.
Il gruppo di inseguitori non gli diede tregua, tallonandolo senza pietà fino ad arrivare alle campane, ma una volta in cima, il fuggitivo urlò dalla piazza - Ehi io sono qui ! Ma allora volete venirmi incontro o no ? - Si era calato lungo la torre con una corda. Oh io l'ammazzo - bisbigliò il comandante - l'ammazzo e lo impaglio. Il plotone scese di nuovo le scali provando una vaga sensazione di irritazione.
Erano ormai all'ingresso del campanile, di fronte a loro, dall'altra parte della piazza il futurista li aspettava con una fionda in mano. Una fionda ? Pensò il comandante, una fionda e dei sassi contro un plotone di alabardieri ? Ma e' pazzo ! O ... Ma non fece in tempo a finire il pensiero che il futurista scagliò una mezza dozzina di fiale contro di loro. Percepì il debole crack del vetro infranto prima che una gigantesca esplosione cancellasse lui, il suo plotone e il campanile.
Non li fabbricano più come una volta - ridacchio il futurista, sparendo in un tombino.

Malachi